Il cerchio si stringe intorno all’archivio storico di Celano.
16 Febbraio 2018
AMITERNUM
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Il cerchio si stringe intorno all’archivio storico di Celano.
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Il fuoco e la legna fonte di vita.

Oggi dimentichiamo i giorni della fame, della miseria, ma i nostri avi hanno a stento superato le difficoltà della vita per portare avanti la propria famiglia, privandosi spesso del loro unico sostentamento, per poter alleviare il pianto dei figli. Nessuno riflette ormai a cosa eravamo, addirittura le nuove generazioni, e non solo, pensano che il computer lo smartphone ci siano sempre stati. Non sanno che appena 50 anni fà in molti dei loro paesi ancora c’erano le strade non asfaltate, alcuni animali spesso giravano liberi per le strade, ed i ragazzi riuscivano a divertirsi persino con giochi immaginari.

Ecco, appena qualche anno fà, in molti paesi, ancora non arrivava il gas, e l’illuminazione elettrica era scarsa. Non c’erano altri mezzi per scaldarsi, lavarsi e cucinare se non il fuoco della legna.

20123514953_22 Fuoco per arrosto

Ebbene, questo bene prezioso, mancava dalle nostre montagne, o meglio non tutti ne potevano beneficiare e la raccolta ne era vietata. Mia madre e mia nonna, partivano da Celano con il carretto a vendere le mele che loro producevano nelle terre fuori fucino “vicenne”, barattandole con la legna. per fare questo si recavano a Villavallelonga dove i boschi erano immensi e molti abitanti avevano la possibilità di possedere quel bene prezioso. Il viaggio durava fra andata, ritorno, carico e scarico, un paio di giorni se non tre. Esse, mangiavano in viaggio quel poco di pane che portavano, “c’erano anche le mele del carretto però” e le persone degli altri paesi erano ospitali, nessuno rifiutava di dare, se ne aveva, pane o polenta, e  non dovevi nemmeno cercarla, forse si leggeva in faccia la fame come fosse un sottotitolo ( ma forse anche perchè all’epoca tutti avevano fame). Nessuno ti faceva chiedere un luogo dove dormire perchè era già ovvio che dormivi li. Chiaro non era nè un albergo, e nemmeno una villa, ma almeno una stanza, una cantina o almeno una stalla, di sicuro era a tua disposizione.

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In altri paesi, il viaggio per fare una fascina (torza) di legna durava ore ed ore. Ad Aielli arrivavano persino verso le montagne di Gagliano per riportare una torza di frasche, ed una volta arrivati in paese dovevano “dribblare” anche le “guardie Comunali che ti aspettavano al varco. Si varco, perchè dovete sapere che alcuni decenni fà in alcuni paesi la notte si chiudevano le porte di ingresso. Si, i paesi avevano le porte, proprio come nei film, e non tutti potevano accedervi, e dove non c’erano più le porte, erano comunque rimasti gli accessi che anche se non chiusi, erano le uniche entrate del paese.

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I pastori sul Sirente, non avevano di che accendere il fuoco per rifare il formaggio, e combattevano tutti i giorni con la legge che proteggeva i proprietari privati ed i beni civici. Certo allora era illegale, ma era l’unico mezzo per campare, e poi… mi racconta uno di loro: era legna secca rimasta a terra, perchè non potevamo?

La cosa che i più non sanno, ma che era usanza nei nostri luoghi, è quella della raccolta delle pizze.

Oggi possiamo vederlo solo da internet. Le donne indiane ed africane, cucinano i pasti con dischi di sterco di vacca essiccata. Il letame essiccato crea una fiamma pulita, costante e inodore. La conferma, è il boom avuto su internet della vendita di dischi di sterco di mucca dall’india, perchè ecologico, e perchè sembra una cosa mai appartenuta a noi, non immaginando neppure per un attimo che i nostri nonni lo facevano dai tempi antichi.

Cacca-di-mucca

 

Si è vero, ci sono testimonianze. Anche da noi, in alcuni paesi, i ragazzi e gli uomini andavano sui monti, appositamente a “rigirare” le “Pizze” di vacca per farle essiccare prima, e dopo qualche giorno ripassavano in quei luoghi con un sacco, lo riempivano e lo riportavano al paese per usarle da combustibile tant’era la povertà e la mancanza di legna.

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Ecco, i nostri figli devono saperlo. QUESTO ERANO LORO.

Giancarlo Sociali

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