AMITERNUM
16 Febbraio 2018
Usi in cucina a Celano (La Pecora)
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Celano…. siamo quelli del 1223 ?

Nell’epoca d’antica gloria, nel maggio dell’anno 1223, una saga avvolse i cuori dei Celanesi, una trama intricata intessuta con il filo dell’indomabile spirito del Conte TOMMASO. Fu così che si gettarono nell’epica fiamma del destino, in un’ultima e furiosa collisione contro le legioni Imperiali, dando luogo alla disastrosa danza della distruzione, che colpì inesorabilmente la gloriosa terra di Celano.

Ma poi giunse il momento del conflitto supremo, dove Tommaso dovette arrendersi, accettando la clemenza dell’Imperatore. Nonostante la sconfitta, il coraggio degli indomiti Celanesi non svanì. Essi fuggirono verso le aspre vette dei monti circostanti, e nel calamaio storico di “Brogi”, i loro tormenti e dolori trovarono voce, narrando la loro sofferenza in quell’esilio maltese:

Ma un pensiero oscuro si insinua nella mia mente, come un’ombra ancestrale. Attraverso anni ho scrutato antiche pergamene, scritti di storici del passato e del presente. Ho scoperto passaggi nascosti, ed ho solcato il mare fino a Malta, in cerca delle radici che mi legano alla terra. Eppure, le radici respingono i miei sforzi, rimbalzando qui, nel luogo in cui risiedo.

Giungo a una verità cruda e implacabile: sembra che le radici dei Celanesi di allora non abbiano mai riconquistato la patria. Se è vero che un popolo si forgia dal suolo che calpesta, come la fucina plasma l’acciaio, è altrettanto vero che l’uomo plasma il terreno su cui cammina. Dunque, anche se le radici dei Celanesi del 1223 non si sono mai riaffacciate sulla terra madre, noi siamo ancora quelli che per OTTOCENTO anni hanno custodito questi luoghi. Noi siamo ancora quelli che hanno contribuito a intagliare l’epico destino del Popolo Marso, fiero e irriducibile.

Ma, ahimè, la storia non si ferma qui, e, con gli occhi fissi su antichi scritti, emerge una nuova traccia. Attraverso gli annali di Riccardo di San Germano, la vera storia prende forma, dal Regno di Napoli al Regno di Sicilia, dalle valli dei Castelli al Contado del Molise, dai Conti dei Marsi al cuore pulsante del Meridione d’Italia

Ecco, la verità emerge come l’araldo del destino: noi siamo quelli che meglio rappresentano l’anima del popolo Marso. L’Unione di tribù proveniente dalle sponde dei laghi, destinata a ricostruire e a popolare le terre abbandonate dagli esuli mandati a Malta.. E insieme a loro, una schiera di audaci Celanesi, guidati dal nobile Conte Tommaso, che abbandonarono l’esilio e ritornarono alla loro terra natale, come falchi tornarono a sorvegliare il loro nido.

.Penso che nel 1227, il destino si oscurò. Nessun figlio di Celano poté varcare la soglia da Malta, e in Sicilia non trovò riparo, poiché l’isola era stata solo una tappa temporanea, una sosta prima dell’epico viaggio verso Malta, le onde dell’oceano portavano la loro fede e il loro destino.

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Quindi, Riccardo di San Germano parla dei Celanesi d’esilio in Sicilia e non da Malta. Ma nella Sicilia per i celanesi ci fu solo l’approdo per andare a Malta come confermerà nella Chronica Majora.

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Qui la conferma che i Celanesi andarono tutti a Malta per supplire alla scarsa popolazione di fede cristiana, in quanto la maggioranza delle famiglie erano di fede musulmanacome si vedrà poi da un rendiconto di Gilberto Abate del 1241. (Il documento è a Marsiglia, Archivi départementales des Bouches du Rhône, B 175, f. 14 verso – 15 recto ( 78.). E ‘stato pubblicato da E. Winkelmann nel 1880, [1] e successivamente ripubblicato, senza commenti, la prima volta da A. Mifsud [2] e di nuovo, con una serie di omissioni e di traduzione di tanto in tanto di insoddisfacente inglese, di C. Dessoulavy.)

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Per quanti non ne fossero convinti, chiaramente una contea ed un paese da riedificare, non poteva essere gestito senza abitanti, e quindi furono lì portati altri abitatori dai luoghi vicini per riedificarlo al colle san Flaviano e rispettando il patto dell’Imperatore si chiamò sino alla morte dello stesso, Cesarea, per essere stati  “rei” verso “cesare”….

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Per altri scettici compreso me stesso, Celano fù ripopolato da altre genti, chiaro è  che Tommaso era in esilio e Celano era tornata ad essere abitata e i Celanesi erano a Malta… Quindi ???

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Altra attestazione che in Sicilia ci passarono solo per andare a Malta.

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Riccardo di San Germano, nel 1223 e nell’anno seguente di sicuro non fu presso l’imperatore e’ verosimile piuttosto che non si sia mosso da s. germano, o per lo meno dal suo ufficio, in quanto non essendo molto lontano, gli consentiva di tornarvi spesso. Infatti quando egli scrive nella sua cronaca: a v stante die mense decembris „, 1223, un certo Urbano giudice e notar Giovanni di Teano portarono in S. Germano l’ordine dell’imperatore di raccogliere trecento onze nelle terre del monastero, per sopperire alle spese di guerra contro i ribelli saraceni di Sicilia, si ha l’impressione quasi dell’immediatezza della nota cronistica del fatto, e forse anche la nota seguente relativa alla raccolta dei superstiti della distrutta Celano, mandati nel maggio ’24 in Sicilia dall’ordine dell’imperatore, egli la scrisse nel 1225 un tempo lontano dall’avvenimento. Infatti la prova della non presenza di Riccardo si ha dal fatto che solo nella seconda cronaca pare seppe che i celanesi erano stati dalla Sicilia trasferiti a Malta.

2

Un mistero avvolto dalle nebbie del tempo! Il passato e il presente si abbracciano, danzano tra le linee dei manoscritti e dei segreti custoditi nei meandri del cuore. Il popolo di Celano ha radici profonde che si intrecciano con il destino dei Marsi. Gli indizi emergono, guidando il nostro sguardo verso l’antico borgo di Hal Millieri, un frammento di storia che attende di essere riscattato dal velo del tempo.

Così, con il fuoco della passione storica nei nostri cuori, intraprendiamo il nostro viaggio, armati di conoscenza e desiderio. Le radici dei Celanesi si allungano oltre le ombre del passato, e mentre ci guida la speranza, gettiamo la luce della verità su questa narrazione, tessendo un nuovo capitolo nel tessuto del tempo stesso.

Una provvisoria conclusione ce la dà la lettera di Marino Baccone del 1252 diretta a Papa Innocenzo IV dove chiede di intervenire presso il padrone di Malta per le sofferenze sofferte dai Celanesi, in quanto anche suo padre Andrea Baccone mori in quelle carceri dopo anni di sofferenze perchè fedele a Santa Romana Chiesa. Chiaro, la lettera di Marino era diretta al Papa per riottenere i terreni ed i beni appartenuti al padre morto in Malta: Occorerebbe sapere se Marino era stato anche lui a Malta e poi ritornato, oppure era fuggito con gli altri nello Stato Pontificio insieme al Conte Tommaso e poi ritornato con lo stesso Conte appena l’Imperatore diede il benestare…… Insomma, ancora occorre avere altri indizi, anche se io dopo il mio viaggio a Malta, e dopo aver letto la relazione degli archeologi che hanno studiato la Cappella di Hal Millieri, la mia tesi me la sono fatta, ed è quella che i Celanesi di Malta non sono potuti più tornare in patria. Primo perchè Malta nel 1227 non era più nelle grazie dell’Imperatore Federico; secondo, perchè nessun signore dell’isola avrebbe dato un nullaosta al rimpatrio pagando somme di denaro per una barca e viveri togliendosi forzxa lavoro a costo zero; terzo, perchè togliere una popolazione Cristiana dall’isola di malta, avrebbe significato un notevole incremento di popolazione di fede musulmana a fronte di popolazioni Cristiane, e questa cosa non andavabene nemmeno al Papa.

Infatti, Riccardo di san Germano scrive dettagliatamente: “ai Celanesi di Sicilia, fu permesso di tornare in patria”. Ma in Sicilia di Celanesi non ce n’erano, perchè erano tutti a Malta.

Lo so, è drammatico, spero abbia delle smentite documentate. Una cosa è certa Celanesi erano coloro che ricostruirono Celano dopo il 1223 insieme ad altri Marsicani, e Celanesi erano quelli rimasti a Malta. Ora sta a noi mettere un altro tassello alla “Nostra” storia e portare a termine altre ricerche, ma non di scopo “commerciale” dando una ipotetica quanto inaccettabile comunanza con Zejtun che assolutamente nessun atto ufficiale e nè ufficioso possano confortarla.

A mio parere l’unico luogo possibile è il villaggio ormai distrutto di Hal Millieri e la sua  Cappella dell’Annunciazione che di seguito potete ammirarne le foto… ed un filmato…

Giancarlo Sociali

Ecco il tassello mancante…

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