Dalla chiesetta di S. Leonardo o Chiesetta degli alpini, seguendo il sentiero per il primo tratto carrabile (CAI 11B), si inizia a salire per la mulattiera che in tempi antichi era una carrabile di eta’ storica per Monte S. Vittorino.
Lungo di essa si trova ancora la “prova” che esisteva una strada Carrabile per salire a San Vittorino. Lo sò, sembra abbastanza irreale, ma non dimentichiamo che sono passati un migliaio di anni e forse anche più. La prova” consiste in un lastrone di pietra calcarea, scalpellata e lavorata da creare un salva mozzo per le ruote facendo si che si guadagnasse terreno per evitare di allargare troppo la carreggiata.
Dopo qualche minuto di camminata (circa 800 mt), a quota 1190 slm, si giunge alle “scalette”, dove appena prima, sulla parete settentrionale del balzo roccioso, è presente l’affresco di S. Giorgio a cavallo nell’atto di uccidere il drago,(+ BEA(TUS) GE[ORGI).
Secondo gli studi iconografici, sulla scena mancherebbe la raffigurazione di S. Vittorino di Amiterno, la quale è ricordata dalle fonti come la chiesa monastica “S. Victorini in Telle”, e che era ubicata sul soprastante pianoro sommitale, a quota 1370, appunto su San Vittorino.(San Vittorino fù un martire del X secolo e nacque appunto ad Amiternum vicino L’Aquila, ed il culto fù molto presente nella Marsica).
Dell’antico centro fortificato marso, non è rimasto granchè, se non la conformazione del terrapieno in corrispondenza del ciglio tattico, e reperti di vasellame e cocci che spesso si incontrano ancora nel terreno. Inoltre, il centro godeva di una bellissima vista panoramica che dava sul Fucino, sul Massiccio del Sirente e sulle Gole.
Nel centro della valletta, in alto a quota 1370, si notano resti murari crollati e muri larghi di fondazione, probabilmente riferibili alla chiesa e monastero di Sancti Victorini in Telle di cui si ha documentazione come “cella” (piccolo convento) dei monaci di Montecassino dal I’872 fino al 1137.
Sul pianoro di San Vittorino che nella parte più lunga misura ben 800 metri circa per una larghezza massima di circa mt. 400, sono presenti due punti di acqua sorgiva. Una nella parte più alta detta “fontr a mezz” (fonte di mezzo), e l’altra “la Savcett” (La Salicetta) .
Dai Diplomi di Ugo e Lotario del 941 e 981 sappiamo che in precedenza la cella era stata distrutta da una incursione saracena e poi ricostruita grazie alle donazioni imperiali: da altri documenti sii ha la notizia che era una dipendenza della prepositura cassinese di Sancti Bc nedicti in Civitata Marsicana (S. Benedetto dei Marsi) e possedeva tutto il Monte di Celano ed i territori montani posti fra Celano e il Sirente (“Celle Monacesche”) (Pietrantonio 1988, n. 63).
In questa Savcett, i giovani pastori usavano fare dei giochi per ingannare la fame e cioè a “tozz i Vuccon” (https://giancarlosociali.it/2018/02/16/tozz-i-vuccon/ )vi rimando al link.
Giancarlo Sociali