Chiesa San Giovanni Battista guardata con gli occhi giusti.
31 Marzo 2019
Santi Martiri celanesi inclusi nella “Acta Santorum”
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Chiesa Madonna delle Grazie. La Chiesa dei Templari.

 

 

San Giovanni Caput Acquae fu edificata dal vescovo Celanese Pandolfo, e nel 1059 vi furono tumulate le ossa dei Santi Martiri.

Nel XII secolo la Chiesa di San Giovanni caput Acquae diventò una delle piu importanti chiese feudali della Diocesi della Marsica. Essa era posta a contatto del grande incastellamento di Celanum dei Conti dei Marsi e della vicino Fons Aurea. La chiesa nel Duecento si salva dalla distruzione di Federico II del 1223.

Con la nascita della nuova Celano sulla sommità del Colle San Flaviano, l’importanza della chiesa di San Giovanni Caput Acquae viene offuscata dalla nuova Chiesa di San Giovanni Battista costruita all’ interno del centro abitato.

I primi interventi architettonici di ripristino si ebbero nel 1200, per volonta’ dei Conti Berardi, che fecero ricostruire l’impianto in stile romanico, ampliandone la pianta a tre navate.

 

Gia’ nel secolo successivo, la chiesa subì notevoli danni causati  dalle infiltrazioni d’acqua delle vicine sorgenti e dal terremoto del 1348. Dopo di ciò, per volere del Conte Ruggero, fu ricostruita interamente, con l’inserimento di nuovi portali al lato sud ovest che cambiarono la via di accesso alla stessa. Con questa ricostruzione venne rinominata ed intitolata a San Giovanni Evangelista.

 

Dopo i terremoti del 1456 e 1461, per ordine dei Piccolomini si eseguirono nuovi interventi. In quell’epoca in seguito alla diffusione del culto della Madonna delle Grazie la Chiesa di San Giovanni Evangelista cambia nome in Chiesa della Madonna delle Grazie.

Con le pestilenze del 1500, la chiesa venne convertita in chiesa sepolcrale con l’apertura nel sottosuolo di vani per ospitare i defunti.

Con il terremoto del 1706, la navata sinistra dovette essere totalmente ricostruita mentre la destra rimase pressochè integra.  Sino al 1932 la chiesa continuò ad essere utilizzata per la tumulazione dei morti.

Dopo gli interventi a causa del terremoto del 1915, la chiesa fu ricostruita e riacquistò così  la pianta a tre navate e conservò gran parte delle opere marmoree e pittoriche.

Gran parte delle opere pittoriche di epoca antica si trovano nella navata di destra contenente il dipinto dell’Annunciazione. In questa navata si notano passaggi a più riprese di vari e valenti pittori dell’epoca con dipinti più che altro devozionali. C’è da dire che delle opere del trecento raffiguranti San Paolo, San Michele e Sant’Antonio Abate sono rimaste solo piccole testimonianze a causa degli interventi succedutisi e dall’incuria del tempo.

L’altare, del tardo ottocento, circoscrive il dipinto in affresco della Madonna del fine seicento. Nella prima colonna a destra dell’abside appare l’affresco della fine del 1300 della Madonna del Carmelo contenete la scritta “Petrei Celani Comes”, che riguarda Pietro II Figlio del Conte Ruggero II.

Importante dipinto è quello sulla navata di destra, vicino l’ingresso, raffigurante le nozze mistiche di Santa Caterina.

Di seguito sono descritte alcune opere pittoriche presenti nella chiesa

Dipinto raffigurante la Madonna delle Grazie.

L’iconografia della Madonna delle Grazie si diffuse in occidente verso il XIII secolo,  fino alla sua decadenza intorno al XVII secolo.

Gli uomini colpiti da pestilenze, malattie, sventure sempre più adottarono delle figure autorevoli a protezione; tra queste quelle della Vergine.  I pittori tardo medioevali, spesso raffiguravano la Madonna in piedi ed isolata con le braccia aperte a mo’ di misericordia, di accoglienza e protezione.

Molte testimonianze fanno credere che il dipinto dell’altare appartenga ad una chiesetta di campagna o meglio di fuori abitato. Una volta staccato fu riposizionato nella Chiesa della Madonna delle Grazie. Per verificare ciò occorrerebbero approfonditi studi sul muro dell’affresco nella parte retrostante, in quanto ad occhio, si vede la differenza di livello fra le pitture presenti raffiguranti altri santi e quella della Madonna.

Il dipinto è stato ulteriormente rovinato dall’inserimento di materiali ferrosi come gli ex voto.

Ciclo del trecento.

Il ciclo appartiene ad un unico periodo del XIV secolo raffiguranti San Paolo, San Michele Arcangelo e Sant’Antonio Abate. Da un primo impatto sembrerebbe appartenere iconograficamente ad un ciclo raffigurante la morte della Vergine molto diffuso nelle pitture del Trecento. Occorrerebbero studi più approfonditi per accertare questa ipotesi.

Madonna del Carmelo

L’iconografia della Madonna del Carmelo si propagò in occidente con il diffondersi dell’arte bizantina. Il dipinto raffigura la Madonna con in braccio il bambin Gesù sorregge degli oggetti simbolici quale un uccello, probabilmente un cardellino, che rappresenta l’anima che vola via. C’è qui da notare come un significato simbolico pagano sia rimasto nella cultura Cristiana. La legganda narra che la macchia rossa sul capo del cardellino si sia formata quando l’uccellino sfiorò il viso di Cristo sulla Croce nel tentativo di togliere una spina, macchiandosi così con una goccia di sangue.

Fu la devozione di Pietro di Celano, figlio del Conte Ruggero II, a commissionare il dipinto, di fattura semplice ma di buona scuola pittorica. Questo dipinto con la scritta incisa ha destato la curiosità di numerosi studiosi.

Matrimonio mistico di Santa Caterina

L’ episodio è tratto dalla Legenda Aurea, e racconta di un eremita che donò a Caterina l’immagine della Madonna col Bambino. Il

bambin Gesù rivolge lo sguardo alla Santa e le infila l’anello al dito sugellando così il sacro matrimonio, metafora della promessa spirituale di sé a Dio. Intorno alle figure principali troviamo dei Santi adorati localmente e la figura di Papa Bonifacio IV.

In passato il dipinto era attribuito erroneamente a Santa Lucia, in quanto gli occhi sul piatto (simbolo del martirio della Santa) sono risultati non originali, fatti in un recente passato.

Vista la fine e particolare fattura, l’opera fù sicuramente commissionata da persone ricche e di potere (quasi certamente i Piccolomini).

La chiesa della Madonna delle Grazie sarà ricordata anche nella bolla papale di Pasquale II. In questa chiesa è stato costudito per secoli  l’exultet di Celano.

E’ qui che quando si ammalò San Berardo i canonici auspicarono per la morte del santo, “ut corporis eius honore fruerentur celanenses saltem in morte”, allo scopo di avere un ulteriore oggetto di culto da affiancare ai Santi Martiri che potesse richiamare pellegrini e accrescere il prestigio della chiesa con la speranza di farne una sede vescovile. Infatti i chierici celanesi avevano sempre voluto l’autonomia dalla curia tanto, che fino alla prima metà del  cinquecento, avevano autonomamente insignito un prevosto con mitra e bacolo.

Sotto la pavimentazione della Chiesa, esistono dei vani utilizzati in un passato recente come cimitero. Ritengo che potesse esistere una cripta in cui il Vescovo Pandolfo tumulò le ossa dei santi Martiri.

 

La Chiesa e i Templari.

Tra il 1200 ed il 1300 la Chiesa fù frequentata probabilmente dai templari. Non ci è dato sapere se i templari in un determinato periodo storico fossero insediati stabilmente oppure occasionalmente.

Ci sono numerose evidenze storiche che fanno pensare ad una possibile presenza templare:

1) I conti di Celano erano parenti dei Conti di Ocre (Mammarella, Abbazie e monasteri cistercensi in Abruzzo, Cerchio 1995, 2ª ediz., pag. 101). Gualtieri di Ocre fu Gran Cancelliere del Regno e Fra’ Pietro d’ocra nel 1284 fu Gran Maestro dei Cavalieri Templari.  Ad Ocre infatti c’è ancora il Monastero Fortezza con chiarissime attestazioni templari quindi non è avventato affermare che il Maestro dell’Ordine avrebbe potuto avere dei legami con i propri parenti di Celano;

2) Il Conte Tommaso da Celano partecipò alla spedizione in Terra Santa nel 1228 per conto del Papa (con lo scopo di sorvegliare le azioni di Federico II). Fu proprio lui insieme ad un Templare a trattare con il Sultano d’Egitto al-Kamil l’accordo della cessione di Gerusalemme. Sicuramente l’esperienza in Terra Santa significò molto per il Conte Tommaso e nulla ci vieta di pensare che il suo desiderio di impossessarsi di nuovo di Celano, iniziò proprio dall’unico luogo rimasto in piedi dopo la distruzione da parte di Federico II, ossia dalla Chiesa della Madonna delle Grazie cercando l’aiuto dei Templari;

3) Il Papa Gregorio IX nella stipula del trattato di pace con Federico II riuscì a strappare all’Imperatore il salvacondotto per consentire al Conte Tommaso di rientrare in possesso delle proprie terre. Papa Gregorio IX secondo alcuni, fu il mandante dell’attentato a Federico II perpetrato dai templari in terra Santa e non è detto che il Conte Tommaso ne fosse all’oscuro     poiché Gregorio IX era il cugino di Tommaso di Celano.

Le evidenze storiche non sono le sole ad indicare la presenza templare in questa chiesa. Di seguito sono elencate le altre:

Sappiamo che la chiesa fu restaurata, ampliata e trasformata nel 1200 dopo alcuni crolli. Dopo i restauri furono inseriti alcuni simboli che evidenziano un probabile insediamento dei templari. Uno dei simboli più evidenti è il rosone principale che rappresenta una stella ad otto punte uno dei simboli usati dai templari. La sua caratteristica fondamentale è  che essa si raddoppia in una croce interna più piccola formata da quattro triangoli isosceli identici, opposti al vertice, che assumono la forma di una croce patente. La croce ad otto punte costruisce anche  l’ “asterisco” riconducibile al simbolo del “Centro Sacro”.

 

Altro segno emblematico e particolare, richiamante i cavalieri del tempio è la croce orbicolare  patente  inclinata, che denota la conoscenza dei cavalieri templari dell’inclinazione dell’asse terrestre. Detta croce si trova ora nell’ingresso usato principalmente.

In ambo i portali dell’ingresso della Chiesa vi sono numerose croci templari o “patenti”, una stella ad otto raggi ed  i “Segno del Golgota”, tutti attribuiti con certezza ai Templari, incisi nella pietra.  Il segno del Golgota viene chiamato anche “Segno della Commanderia” e si ritiene che indicasse la presenza di una “Commanderia” (o “Commenda”) dell’Ordine dei Templari. Questi segni sono stati ritrovati anche nella bastide di Domme in Francia costruita nel XIII secolo che venne utilizzata, nel 1307, come carcere per alcuni Templari.

All’interno della Chiesa c’è la scultura dell’Agnello crucifero, che nella iconografia medioevale cavalleresca della Paupera Militia Christi occupa un posto centrale. L’Agnello è rappresentato con il capo rivolto all’indietro e con lo zoccolo destro che trattiene il vessillo della croce, simbolo di martirio ed al tempo stesso di Risurrezione.

Egli non ha necessità di guardare innanzi giacché conosce bene la strada che porta nei cieli; guarda invece in modo amorevole e caritatevole il gregge che lo segue.

Oltre al segno del “Golgoda” ci sono altri segni che potrebbero indicare la presenza di un capo o “maestro”, ossia le croci Patriarcali in rosso presenti sull’entrata principale.

Nel Capitolo generale dell’Ordine, celebrato a Parigi nel 1147, Papa Eugenio III ribadì che i templari dovevano portare una croce color vermiglio sulla spalla sinistra del mantello bianco. La Croce Patriarcale scomparve dalla simbologia ufficiale dell’Ordine del Tempio, anche se alcuni ricercatori sostengono che, per un periodo imprecisato, venne mantenuta dal Gran Maestro e dai vertici dell’organizzazione. In proposito, così scriveva, intorno alla metà del secolo scorso, lo scrittore John Charpentier: “la croce rossa [patente] è stata comune a tutti i membri, ad eccezione, tuttavia, dei grandi dignitari che adottarono la croce a doppia traversa ineguale, la più corta in alto.”

Tra le croci simboliche annoverate nel gruppo dei simboli templari, ve n’è una che ha un’importanza particolare, la Croce delle Otto Beatitudini, così chiamata perché presenta otto punte, o cuspidi, nella sua periferia esterna. Questa croce, dipinta solitamente nel colore rosso sugli edifici sacri (vedi, ad es., la Chiesa templare di San Francesco, a Sermoneta, LT), era comune anche all’Ordine di San Lazzaro ed a quello degli Ospitalieri, ed è rimasta oggi l’emblema ufficiale dei Cavalieri di Malta. Questo simbolo deriva direttamente dall’Ottagono, tracciando alcune delle sue diagonali e dei suoi raggi, e pertanto eredita tutta la simbologia associata all’Ottonario, ossia all’entità simbolica che rappresenta il numero 8. Una delle sue caratteristiche fondamentali è che essa si raddoppia in una croce interna più piccola (si veda, in proposito, anche la successiva figura 2, che riporta le linee di costruzione), formata da quattro triangoli isosceli identici, opposti al vertice, che assumono la forma d È noto che i Templari facessero uso, in alcuni dei loro documenti più delicati, di un alfabeto segreto di 25 lettere (cioè l’alfabeto classico con I = J), ottenute dalla scomposizione degli elementi di questa croce, con l’aggiunta di alcuni punti interni.

Per questo motivo siamo stati a Brindisi, porto di rientro e di partenza per la Terra Santa. Ebbene dai riscontri evidenti e dai documenti, a Brindisi dai Templari fu fondata la Chiesa di San Giovanni a Sepolcro. Oltre che per alcuni affreschi all’interno, la Chiesa e altrettanta famosa per i graffiti cruciferi che i Templari lasciavano sulle mura. Ebbene i graffiti della Chiesa della Madonna delle Grazie di Celano, sono simili a quelli di San Giovanni a Sepolcro, anzi, se ne trovano addirittura in numero maggiore rispetto alla Chiesa di Brindisi.

Una conferma dell’esistenza a Celano dei Cavalieri del Tempio ce la da Hubert Houben nel suo lavoro “Normanni tra Nord e Sud. Immigrazione e acculturazione nel Medioevo” del  2003. Hubert cerca di sconfessare la tesi più consolidata degli storici circa l’ostilità dell’Imperatore Federico II verso i templari, e a tal proposito ci fa capire la presenza dei Templari a Celano, citando un atto con il quale l’Imperatore, ridona le proprietà sottratte ai Templari di Celano, e addirittura ci fa scoprire il nome del “Massaro”, Frate Giovanni da Celano, probabilmente il Fra’ Giovanni contemporaneo a Fra’ Tommaso. Infatti dice che nel 1240 e ancora nel 1249, i fratres Ademarius e Johannes, forse appartenenti al Tempio o all’Ospedale, ricoprirono rispettivamente il ruolo di massari nelle località di Versentino (Foggia) e di Celano (L’Aquila).

In ogni caso questa scoperta, arricchisce ancor di più la storia di Celano, e nel caso specifico della Madonna delle Grazie incrementandone ulteriormente l’alone di mistero.

 

Giancarlo Sociali

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