Transumanza in moto.

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CELANO>APRICENA ABRUZZO ON TWO WHEELS REGIO TRATTURO CELANO-FOGGIA

REGIONI ATTRAVERSATE COUNTRIES CROSSED Abruzzo – Molise Puglia – PROVINCE ATTRAVERSATE PROVINCES CROSSED AQ – IS – CB – FG – KM / MILES 303 – 188 – MASSIMA ALTITUDINE MAX ALTITUDE 1.333 – GRADO DI DIFFICOLTÀ* DIFFICULTY GRADE* – PERIODO MIGLIORE BEST SEASON Da maggio a agosto From may to august

CONSIGLI PRATICI OLIO e FRENI Il controllo, che fate saltuariamente, va fatto in maniera approfondita. Se vi accingete ad un lungo viaggio e il tagliando è imminente, conviene anticiparlo.

ATTREZZI La speranza è di non adoperarli, anche perché non molti di voi forse saprebbero. Sempre averli comunque a portata di mano. Magari, una ripassatina dal vostro meccanico potrebbe essere utile. GOMME Vanno controllate sempre. Ricordate che la loro pressione varia, se si va da soli, se c’è un passeggero e se c’è del carico. BAGAGLI La soluzione migliore è riempire con cura e in maniera equilibrata le borse laterali, con indumenti che non dovranno servire durante il viaggio. Questi ultimi, ad esempio tuta da pioggia, indumenti più pesanti ed altro, potrebbero trovare posto nel bauletto posteriore, che non a tutti piace ma è pratico e utilissimo. Qualsiasi altro tipo di bagaglio, deve essere sempre ben ancorato alla moto, non deve mai sporgere più del dovuto dal mezzo, e non deve arrecare nessun tipo di fastidio durante la guida.

Celano>Apricena merita un’attenzione particolare. Può essere percorso da soli o con accompagnatore. Nel primo caso, si ricorda che ci sono alcune zone per le quali è necessario richiedere specifiche autorizzazioni; nel secondo, gli autori del viaggio trascritto in questo volume possono essere la vostra guida. Per tutte le informazioni: giancarlosociali@virgilio.it

Giugno 2007, da mesi sono in ansia. Devo ripercorrere l’antico regio tratturo Celano-Foggia. Ansia perchè oltre all’avventura che mi aspetta, ripercorro un po’ la mia storia, riscopro le mie radici.

Il 2007 è stato decretato dalla Comunità Europea come l’anno dei tratturi, della transumanza. Durante le varie escursioni a volte con amici, a volte da solo, decido di lasciare a casa il KTM300 2T molto più leggero ed utile per le zone inaccessibili e decido di usare la mia Cagiva Elefanti i.e. 900. Partenza CELANO; *Celano(Caput Marsorum) antico centro della Marsica, un tempo Contea, oltre al favoloso Castello Medioevale con all’interno un museo permanente, molte sono le bellezze artistiche da visitare: centro storico, chiese, conventi e, in località Paduli, un bellissimo ed importante Museo Palafitticolo. Particolarmente rinomate sono le Gole, bellissimo Canyon naturale condiviso territorialmente con Aielli. Pietra S. Berardo ex “Bivio della Morte”. Ore 9,00, armato di tutto punto, dalle vettovaglie ai ricambi per la moto – addirittura portavo anche una frizione di ricambio, oltre alle camere d’aria, alle leve smontagomme in acciaio, alle maglie per la catena, bombolette gonfia e ripara, materiale bicomponente per eventuali rotture di carter., lacci acceleratore, olio motore etc. Direte ma a che serve tutto questo? Risposta: serve per poter riparare eventuali rotture, forature ed imprevisti vari e rientrare a casa.

Vi ricordo che non viaggiavamo su strada asfaltata dove nel raggio di pochi Km puoi trovare un meccanico, un gommista o un mezzo di soccorso. In mezzo ai monti qualche decina di km di distanza sono un’eternità, e a spingere una moto ci si possono passare delle ore, se non si è addirittura costretti a lasciare il mezzo. Come dicevano i miei nonni “cappa e spesa non mai pesa”, e partenza.

Il tratturo è percorribile fin dai primi tratti anche se ormai ridotto ad una strada sterrata ad una sola carreggiata; dopo pochi attimi già arriviamo nel territorio di Aielli; antico borgo arroccato a quota 1030 mt., detto anche “il balcone della Marsica” per il suo stupendo belvedere. Circa 1400 abitanti ed oltre alla Torre medioevale con annesso un osservatorio astronomico. Da Aielli si continua fino sotto il Paese di Cerchio costeggiando quasi la SS Tiburtina Valeria fino ad attraversarla proprio all’incrocio Cerchio Collarmele Pescina. All’incrocio, di fronte ci appare una strada sterrata: eccolo ancora lui l’antico tratturo; se ne percorre qualche chilometro fino a Collarmele. Si costeggia il Paese nella parte Ovest e si sbuca vicino un campo di calcio confinante quasi con il Cimitero Comunale. Proprio all’altezza del cimitero, a destra, si prende un’enorme sterrata, poco dopo si deve girare a sinistra passando per un metanodotto in salita. Si valica e si riprende il Tratturo costeggiando tutta la Strada Statale che da Collarmele porta a Forca Caruso per poi discendere verso GORIANO SICOLI.

Il tragitto fino a Goriano è bellissimo, spesso si attraversa la Statale per poi ributtarsi sullo sterrato. Goriano Sicoli è un antico borgo medioevale di 616 abitanti della provincia dell’Aquila: fa parte della Comunità montana Sirentina. È situato nella parte sud della Valle Subequana a 756 m. sul livello del mare.… bellissima la torre campanaria che si erge con imponenza, quasi stesse sorvegliando il territorio.… Sorge insieme alla chiesa parrocchiale su quello che un tempo era l’antico castello feudo di Rinaldo Conte di Celano…

A Goriano, il Tratturo passa in mezzo al centro abitato per poi salire un’altura a 840 mt. per affacciarsi sulla Valle Peligna. Allungando lo sguardo si vede Raiano, Pratola Peligna, Sulmona e le montagne della Maiella. Si comincia a scendere per via asfalto in quanto il Tratturo in parte non esiste più, ed in parte è stato assorbito dalle attuali strade Provinciali e Statali. Scendendo ancora si arriva a RAIANO, dentro il quale il tratturo passava per dirigersi verso PRATOLA PELIGNA. Qui girava leggermente a destra evitando l’abitato, e, rasentando il monte Cosimo, si dirigeva verso Sulmona. Prima di Sulmona si attraversa il Fiume Sagittario all’altezza di Loc. Acquasanta. Lambendo il centro urbano di Sulmona comincio a costeggiare il Fiume Gizio.

Chiaramente noi in moto abbiamo cercato di fare quanto più strada sterrata possibile del Tratturo, ma quasi tutta la strada che da Raiano porta a PETTORANO SUL GIZIO, anche se è Tratturo, è tutta asfaltata. Una volta a Pettorano sul Gizio, bellissimo ed antico borgo, si comincia a salire per Rocca Pia attraverso l’antica strada Napoleonica. Arrivati a Località Valle Rea, precisamente fra Pietra Cantagalla e terra Spaccata a quota mt. 861, si deve girare a sinistra per arrivare a Rocca Pia – 1158 mt -, Borgo Antichissimo per secoli votato alla pastorizia.

A ROCCA PIA la strada centrale che divide il Borgo era ed è l’attuale tratturo; salendo per esso si arriva a valicare l’ALTOPIANO DELLE CINQUE MIGLIA a quota 1250 mt circa. Giunti sull’altopiano la vista è meravigliosa, una pianura infinita di erba e strade sterrate, un profumo diverso da tutti i piani d’Abruzzo; forse sarà l’altezza o la mia suggestione. Appena arrivato al valico mi fermo subito a sinistra vicino ad un bellissimo ed antico fontanile (loc. detta appunto Fontanella), sorseggio un’acqua freschissima ottima compagna di un panino con prosciutto e formaggio acquistato proprio a Rocca Pia. Durante lo spuntino mi accompagnano le pecore di un gregge, il cui pastore “purtroppo” era Macedone (il purtroppo non in forma razziale, ma per la mancata possibilità di saperne di più sul tratturo), che gradivano molto come me la freschezza e la purezza dell’acqua. Riprendo il cammino, procedo verso Rivisondoli; invece della strada asfaltata, percorro la sterrata che la fiancheggia. Tutta la strada asfaltata SS dell’Appennino Abruzzese ed Appuro Sannitica era ed è l’Antico Tratturo.

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A metà, nei pressi di una piccola curva in Loc. Capannola girando a destra arriviamo dopo qualche centinaia di metri ad una chiesa (madonna del Casale del secolo XIV), anticamente tutt’intorno sorgeva un antico Borgo, nato per la transumanza, oggi è totalmente distrutto. Riprendendo il cammino per Rivisondoli ed attraversandolo nella parte Sud, l’antico tratturo scompare e riappare solo dopo ROCCARASO, precisamente a sud di PIETRANSIERI, a 1333 mt.

Da Pietransieri il Tratturo è visibilissimo, ma con moto bicilindriche non è indicato mettere i tasselli – tutto questo scoperto, dopo aver incrinato due costole dovute ad una caduta esplorativa per trovare un passaggio a Roccacinquemiglia, è assolutamente da evitare. Comunque baipassando Roccacinquemiglia si può prendere la S.P.84 per poi immettersi sulla comunale PietransieriAteleta. Cento metri prima della strada vicinale Aia dei Colli vediamo il tracciato del Tratturo che ci porterà a S. Pietro Avellana per 7-8 Km circa. Da S. Pietro Avellana verso Sud-Est, precisamente presso lo scalo ferroviario, si riprende il Tratturo che da qui sarà tutto segnalato fino in Puglia. Attenzione: segnalato sì, ma bisogna avere lo sguardo lontano e montano.. Lontano, per cercare di «agganciare» con lo sguardo i cartelli, montano, nel senso di praticità nel presumere all’epoca quale tracciato potesse essere idoneo al transito di armenti.

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Dopo aver abbandonato provvisoriamente il progetto tratturo a causa della caduta a Roccacinquemiglia, Io e Vincenzo decidiamo di completarlo in inverno, precisamente mella metà di Novembre con moto più idonee al tipo di terreno incontrato nella prima parte. Viste le condizioni meteorologiche sfavorevoli, partiamo direttamente da dove l’avevamo «lasciato» d’estate, cioé da S. PIETRO AVELLANA, coadiuvati da un camioncino che ci ha scaricati sul posto per poi riprenderci ad Apricena, meta finale della nostra Moto Transumanza. Scaricate le moto, dopo aver ripassato le cartine con gli amici Fabio e Massimo (la nostra assistenza col Furgone), si parte direzione sud. Dopo un breve pezzo asfaltato, all’altezza della stazione ferroviaria di S. Pietro Avellana, ecco che il Tratturo comincia a rivelarsi non più come una striscia di prato largo dai 100/120 mt. ma sotto forma di boschi di faggio, abete bianco, cerro e zone prato, il pensiero nasce spontaneo: con tutta questa Flora probabilmente ci staranno osservando gli animali che vivono in queste zone (cinghiali, lepri, tassi, donnole, faine, volpi, poiane, gufi, barbagianni, civette, colombacce, scoiattoli, ghiri, passeracei).

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Dopo qualche Km il Tratturo diventa un sentiero e solo grazie a moto idonee riusciamo a fare il primo pezzo, a fatica riuscendo a mantenere la traccia. Dopo 5-6 Km si attraversa la Strada che va da Cerreto a Vastogirardi, ci si ributta nello sterrato e si prosegue prima verso sud poi verso Est in direzione Pietrabbondante. Prima di PIETRABBONDANTE c’è la località Cerreto, *Si narra che decenni addietro i Locali facevano ore ed ore di affettuosa conversazione, di incontri commoventi, con i pastori di passaggio, augurandosi di rivedersi ancora al nuovo anno, “a Dio piacendo“ – come essi dicevano. Le raccomandazioni che gli anziani davano erano sempre le stesse: cioè che passando e ripassando con i grandi greggi, badassero a non farli sconfinare nell’erboso e libero terreno del Cimitero. Il tratturo fiancheggiava, infatti, il Cimitero che Cerreto aveva ottenuto a fine del secolo precedente per il coraggioso atteggiamento di Pagliarone. Qui abbiamo dovuto prima deviare a causa di una frana lungo il tragitto, un po’ dopo l’indicazione di Re Fajone, poi riprendere un pezzo d’asfalto. *Re Fajone è un gigantesco faggio che si trova nel territorio di Vastogirardi, nella località denominata Valle S. Maria, che può a ragione considerarsi il faggio fra i faggi. Di certo è il più grande del Molise ma anche uno tra i maggiori a livello nazionale. “Re Fajone” – che non significa “il re Faggio”, ma “Il Faggio” nel vernacolo locale – per quanto tutelato non gode di buona salute: il suo stato vegetativo appare infatti discreto. Per essere un faggio, le sue dimensioni sono straordinarie: 25 m di altezza e 6,40 m di circonferenza. Si sa che è plurisecolare: la stima approssimativa è di circa 500 anni.

Dopo Vastogirardi si prosegue per Pietrabbondante situato a 1027 metri sul livello del mare, addossato con le sue casette alla nuda roccia, sormontato da imperiose “Morge” che si stagliano perfette in contrasto con il cielo, sovrastato dalla cupola verdeggiante e selvosa del monte Caraceno e protetto dall’impavido guerriero sannita che troneggia sulla piazza. Tutt’intorno è un tripudio di natura incontaminata e silente, monti dietro monti, vallate immense, paesi sparpagliati ovunque; d’estate i campi sono straripanti di fiori variopinti. * fra questi monti si narravano le storie della trascorsa epoca del grande brigantaggio e dei tesori nascosti. Si narrava che, nel tratto proprio ai margini del tratturo, vi fosse una posta stagionale di ristoro e soffermo per riposo ai numerosi viandanti: la zona era chiamata “La Taverna”. Per le continue rapine dei briganti nella zona il ricovero venne abbandonato per sempre. Si narra che il cosiddetto «colle dei Banditi» presso l’attuale abitato di Cerreto si chiamasse così perché da tale sommità i briganti dominavano la zona a grande raggio, fino in lontananza, assicurandosi un buon ricovero. Al di sotto del centro abitato, all’altezza di mille metri e ad appena un paio di Km dal Tratturo, magicamente adagiato nel prato, si trova il teatro dei Sanniti che rappresenta un connubio perfetto tra archeologia e natura.

In questo primo tragitto si viaggia quasi sempre sopra i mille metri di altitudine, incontrando spesso la neve. Dopo Pietrabbondante si comincia pian piano a scendere per poi risalire; il tratturo spesso diventa strada asfaltata per brevissimi tratti per poi ritornare ad essere strada di fango. È arrivata l’ora di pranzo; ci mettiamo in contatto con gli amici del furgone e prima di SALCITO ci incontriamo in un distributore isolato sulla Strada Statale Trignina. Qui proprio come facevano i pastori, sciogliamo la “spara” che tiene insieme il pane ed appare «tutto quel ben di Dio»: un filone di pane imbottito con peperoni, frittata e salsiccia. Un buon bicchiere di vino e riacquistiamo le forze. Non solo noi abbiamo gradito la “Spesa”, ma ha gradito molto anche la Barista che serviva al banco ne, il proprietario del distributore e qualche avventore che, sentito il profumo non ha saputo dire di no al nostro invito; insomma ad un certo punto dentro il locale sembrava ci fosse una qualche festa organizzata. Rifornitici di benzina si riparte.

Dopo più di dieci chilometri si comincia ad intravedere Salcito, 620 abitanti (Salcitani) Sorge a 678 metri sopra il livello del mare. Da Salcito sempre ad Est/Sud-Est, si prosegue per Lucito dove arriviamo in prima serata e troviamo un alloggio presso un Hotel nella S.S. Bifernina in Contrada “De Fensa”. Le origini di LUCITO, fondata dai Longobardi, risalgono al VI secolo, infatti lapidi trovate sul versante destro dei fiume Biferno, tra Larino e Rocca Calenda, confermano questa tesi. Le prime case del paese sorsero in un quadrivio a uguali distanze dai centri più importanti della regione, Boiano, Trivento, Larino, Gerione. Lucito è situato in una valle piena di uliveti che si estendono fino alle sponde del fiume Biferno; nella parte settentrionale è circondato da colline piene di alberi da frutta e di querceti. Il territorio è attraversato da piccoli torrenti che sfociano nel Biferno e nel tratturo “Celano Foggia”, che si trova in buono stato di conservazione. Ora il paese si presenta in maniera del tutto diversa, e la maggior parte delle case è fuori dell’antica circoscrizione. Eravamo in netto anticipo sul programma, ma abbiamo preferito scaricare i bagagli in hotel, dal momento che il sole era già basso ed eravamo anche stanchi ed infreddoliti.

Prese le camere, dopo aver fatto una bella doccia, stavamo facendoci un programma per la serata…. Però a causa della lontananza dei paesi vicini e per un disguido con i proprietari del Locale decidiamo di mangiare proprio alle 17,00, al calar del sole, esattamente come facevano i nostri antichi pastori. Ceniamo e, dopo un’agguerritissima partita a calcio balilla, alle 21,00 andiamo a letto. Nemmeno il tempo di farci qualche scherzo che già si dorme (la giornata anche se piacevole è stata molto stancante). Sveglia di buon ora, una colazione veloce ed alle 9,00 solito studio delle carte, un saluto con gli amici Massimo e Fabio, e si parte. Io, Tonino e Vincenzo dopo aver controllato le moto e rifatto il pieno, prendiamo una strada sterrata appena qualche centinaio di metri dall’Hotel; con Fabio e Massimo l’incontro è prestabilito: salvo inconvenienti ci si vede a SANTA CROCE DI MAGLIANO.

Iniziamo a risalire il Tratturo che spesso diventa asfaltato, dopo qualche chilometro passiamo vicino a Morrone del Sannio antico centro sannitico la cui popolazione nel 320 a.c., sconfitta a Lucera, passò sotto il dominio Romano. Il paese è ricco di storia: reperti antichi, chiese e monumenti che confermano le sue origini. Dopo Morrone del Sannio si arriva a RIPABOTTONI, circondata di fossi, la parte più antica del paese è costruita sopra uno scoglio di tufo, a metà costa di una montagna alta 903 metri, qui il tratturo lambisce l’abitato; lungo il cammino, il tragitto è ora asfalto ora costituito da strade di campagna. Il Tratturo è ben visibile dalle numerose segnalazioni che incontriamo. Accidenti! Un intoppo! Probabilmente qualche proprietario terriero, o qualcuno in vena di scherzi, ha spostato i cartelli del Tratturo facendoci finire in posti inaccessibili e totalmente distanti dal Tratturo stesso. Durante questo tragitto abbiamo dei problemi con la ruota posteriore della Yamaha TT dell’amico Tonino, risolto il problema si prosegue; dalla Stazione di Ripabottoni si risale verso nod-est verso Bonefro e San Giuliano di Puglia(sventurato centro dove qualche anno fa crollò la scuola ed uccise numerosi bambini); qui la strada del Tratturo divide quasi i due centri per poi costeggiare il Paese di Santa Croce di Magliano importante centro agricolo e artigianale del Molise, in provincia di Campobasso. Circa 5.000 abitanti, è situato sulle colline delimitate a valle dal fiume Fortore e dal torrente Tona.

Santa Croce di Magliano dista da Foggia 80 km, 52 ha Campobasso, 100 da Isernia, 280 da Roma, 140 da Pescara, 220 da Napoli. Essendo situato ad un altezza di 608 metri sul livello del mare Santa Croce di Magliano vanta un vasto e delizioso panorama: per tre quarti si scorgono colline e montagne, tra le quali spicca, a nordovest, la cima della Majella con le sue splendide cime imbiancate. A sud-est si può ammirare la lunga striscia di mare Adriatico che va da Termoli fin quasi a Manfredonia. Nelle giornate più limpide si riesce a scorgere nitidamente il gruppo delle Isole Tremiti. Giunti a Santa Croce, ci ricongiungiamo con Fabio e Massimo, e facciamo con loro uno spuntino. Durante la colazione siamo raggiunti da alcuni amici con i Quad incontrati qualche chilometro prima, con i quali scambiamo informazioni sul Tratturo e ci diamo degli appuntamenti per il futuro. Preso un caffè ci riavviamo in direzione Puglia. Per un bel pezzo il Tratturo è bellissimo. Si vede quel fiume silente, un tempo d’erba adesso di terra e breccia, salire e scendere per le colline; sembra proprio un enorme serpentone sterrato che procede a zig zag per i monti del Molise per poi adagiarsi sulla calma della pianura Pugliese. Giungiamo all’ultimo cartello che indica il tratturo che ci porta precisamente sui ruderi di un antico e bellissimo Mulino ormai diroccato; solo a guardarlo sembra voglia narrarci le innumerevoli storie delle migliaia di genti passate e magari accampatesi nei sui pressi. Incontriamo il fiume Fortore, che non possiamo oltrepassare in nessun modo e dobbiamo per forza aggirarlo prendendo la Strada Provinciale 46 che ci porterà a San Paolo di Civitate A metà strada tra San Severo e Serracapriola.

SAN PAOLO DI CIVITATE sorge su una collina da dove lo sguardo abbraccia sia i monti del SubAppennino che il Gargano. Le origini di San Paolo risalgono all’inizio del primo millenio a.C., quando in zona si stabilirono i Dauni, che fondarono una grande città chiamata Tiati, nome attribuitole nel V secolo a.C. Da San Paolo il viaggio è “purtroppo” da fare quasi tutto in asfaltato, infatti in terra di Puglia ormai i Tratturi e tratturelli non esistono più. Arriviamo ad Apricena Città del Marmo e della Pietra, verso le ore 14,00. Apricena è un comune di 13.542 abitanti della provincia di Foggia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Situata tra il Tavoliere delle Puglie e il Gargano. La maggior parte dell’economia ruota intorno alle cave di pietra. La pietra di APRICENA, oltre a essere usata come materiale di costruzione in Italia, viene frequentemente esportata all’estero, principalmente in Germania, Giappone e Cina. Qui veniamo raggiunti da Fabio e Massimo. Siamo felici anche se un po’ increduli di avercela fatta. Ricarichiamo le moto sul furgone e, dando un arrivederci alla città di Apricena, partiamo per il rientro a Celano via Autostrada.

Il diario di viaggio è stato realizzato da Giancarlo Sociali per conto della redazione.

Text by Giancarlo Sociali