L’italia con questo terremoto, possiamo dirlo, all’inizio si uni’ davvero. Troppi i morti e troppi i feriti, come furono troppi i senzatetto.
Non ci si era riusciti con garibaldi e cavour con la scoperta delle magagne “unitarie”, e ci si riusci’ con il terremoto in Irpinia.
Ad un certo punto pero’, gli appalti ed i soldi spesi a man bassa, sancirono la definitiva frattura fra il nord ed il sud.
Umberto bossi poi, scopertosi come uno dei quaranta ladroni, fece fare un manifesto, dove il nord era rappresentato da una grassa vacca, ed il sud che invece la mungeva.
Parafrasando che c’era chi lavorava e chi raccoglieva i frutti. A dir loro quello che succede anche oggi, con la differenza che oggi lo dice anche gente del sud, pur vedendo che i loro capitani non hanno mai lavorato.
Ebbene, quella propaganda, servi’ a coprire una grande menzogna, e cioe’, che oltre ad ingrassare alcune vacche politiche del mezzogiorno, che elargivano sfrontate promesse economiche; promesse che servivano a loro stesse, per scambi di voto, servirono anche e soprattutto alle aziende del nord padane, che si allargarono ed ingrassarono con i denari destinati al sud.
I padani divennero grassi, ed il sud, dimagri’ sempre di piu’, consolandosi con il pane della speranza. pane/cemento buttato ovunque, basta che non servisse.
Paesi diroccati prima dall’arretratezza dettata dalla miseria, e poi dal terremoto.
Paesi adesso belli, intonacati, ben fatti.
Paesi dove sembra piangano ancora i circa tremila morti, gli ottomila feriti e il mezzo milione di sfollati.
Piangono per i loro figli, per la loro terra, per un lavoro che ancora oggi non c’è, per una dignita’ persa, e per un avvenire inesistente.
Ed ancora si emigra al nord “laborioso” e ricco con i soldi e le vite del sud.
Giancarlo Sociali