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Le vie della religione

Nel mondo pastorale la religione ricopre un ruolo a dir poco fondamentale. Sono molte infatti le tracce di santuari, chiese e cappelle lungo i tragitti dei tratturi. Si potrebbe tranquillamente affermare che la religiosità ha conosciuto il suo sviluppo proprio in relazione alla transumanza visto che i rapporti tra Puglia e Abruzzo, obbligati dallo spostamento delle greggi, hanno fatto sì che si creasse anche uno scambio religioso e culturale. Sono tanti i paesi che hanno “adottato” santi protettori dei luoghi della transumanza; così oggi si ritrovano “santi d’acqua” (San Leucio di Brindisi, San Nicola di Bari, la Madonna dell’Incoronata di Foggia) anche nei più alti paesi dell’Appennino abruzzese (Rocca di Cambio, Villavallelonga, Pescasseroli, ecc.) senza dimenticare, anche se non è un santo ma un “Arcangelo”, l’Arcangelo Michele, apparso per la prima volta sul

Gargano a Monte Sant’Angelo.

San Leucio Vescovo di Brindisi

Il culto di San Leucio testimonia come la religione nelle terre tratturali abbia radici millenarie e come i popoli transumanti, lontani dal luogo natio, abbiano creato nel tempo storie e leggende per poter sempre stare a contatto con i loro santi. Il santo, originario di

Alessandria d’Egitto, fu vescovo di Brindisi e i pastori di Villavallelonga, transumando dalla Puglia trasferirono in terra d’Abruzzo il suo culto. Stessa cosa successe d’altronde anche a Rocca di Mezzo, nell’altopiano delle Rocche, paese nato dall’unione di comunità dedite alla pastorizia e all’agricoltura e devote ad altri santi come San Bartolomeo all’Anatella, San Marco all’Intera, San Damaso a Valle Caldora, San Savino sotto il monte Cedico; durante l’attività transumante lungo il Regio Tratturo anch’essi divennero devoti ai “santi d’acqua”, nel caso specifico, parimenti appunto a Villavallelonga, a San Leucio.

San Nicola di Bari

San Nicola, un santo marinaro in Puglia, è divenuto in Abruzzoil santo protettore dei pastori. A Bari il culto è molto sentito e dal 7 al 9 maggio nella città si festeggia il santo con una prolungata festa che ripercorre l’evento della traslazione delle sue ossa nella città, portando in corteo sul lungomare di Bari la statua che lo rappresenta.

Nei nostri luoghi sono moltissime le chiese e le cappelle votive costruite in suo onore, senza tenere in considerazione le persone che si chiamano Nicola. Nello specifico, proprio a poche decine di chilometri dalla partenza del tratturo Celano-Foggia, troviamo delle valli nel territorio a confine fra Celano e Collarmele che riportano appunto il nome di San Nicola. Come peraltro San Nicola è anche il nome del primo monte della catena del Sirente a quota 2.012 metri, appena sopra il costone di Valle Faito, zona propriamente predisposta alla pastorizia.

Come per gli altri due santi anche la Madonna dell’Incoronata è particolarmente venerata in Abruzzo, infatti nei monti dell’aquilano, troviamo chiese e santuari in suo onore. Tipico ù esempio è Pescasseroli che l’ha nominata Padrona del Paese, costruendo anche un santuario simile a quello di Foggia. Questa similitudine permetteva ai pastori di sentirsi sempre protetti sia nel luogo natio che in terra foggiana.

Sono inoltre molte le testimonianze di Madonne lungo i tragitti tratturali. Un esempio piccolo, ma dall’enorme valore religioso, portato avanti nei giorni nostri (cosa ormai rara) dal sig. Antonio Leonetti di Castel Nuovo è la Madonna del tratturo di Castelnuovo di Avezzano. La Madonna, da qualche anno a questa parte, è stata posizionata su un altarino in pietra e legno, dipinta su tavola con tecnica antica di supporto in tela. La cappelletta in cui è conservata è posizionata lungo il braccio tratturale sul quale transitavano tutte le pecore dei paesi di Magliano, Forme, Massa d’Albe, etc… che scendevano dalla località “Forchetta” sul costone di “Tre Monti” (Montagna dei Bussi) per poi tuffarsi direttamente all’inizio del tratturo Celano-Foggia.

Fra i diversi culti pugliesi che pian piano si sono irradiati nella cultura abruzzese ad opera dei pastori, oltre a quelli pocanzi nominati, molta rilevanza ha anche il culto di San Michele Arcangelo.

Il culto dell’Arcangelo Michele

In Puglia, come nei territori d’Abruzzo e Molise interessati alla transumanza, il culto di San Michele Arcangelo era molto sentito già dal V secolo, data della sua apparizione a Monte Sant’Angelo, nei pressi di Foggia. Il 29 settembre e l’8 maggio erano le date che segnavano la partenza dai monti al piano e il ritorno.

Il culto dell’Arcangelo Michele (impropriamente ma tradizionalmente equiparato a un Santo) è di origine orientale. L’imperatore Costantino I, a partire dal 313, gli tributò una particolare devozione, fino a dedicargli il Micheleion, un imponente santuario fatto costruire

a Costantinopoli. La prima basilica dedicata all’Arcangelo in Occidente è quella che sorgeva su di una altura al VII miglio della via Salaria, ritrovata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma nel 1996; il giorno della sua dedica, officiata con ogni probabilità da un Papa prima del 450, ovvero il 29 settembre, è rimasto fino a oggi quello in cui tutto il mondo cattolico lo festeggia unitamente all’8 di maggio.

Alla fine del V secolo il culto si diffuse rapidamente in tutta Europa, anche in seguito all’apparizione dell’Arcangelo sul Gargano in Puglia. Secondo la tradizione, l’Arcangelo sarebbe apparso a San Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto l’8 maggio 490, e indicatagli

una grotta sul Gargano lo invitò a dedicarla al culto cristiano. In quel luogo sorge tutt’oggi il santuario di San Michele Arcangelo nel mezzo del nucleo cittadino di Monte Sant’Angelo, che nel medioevo fu meta di ininterrotti flussi di pellegrini, i quali per giungervi

percorrevano un apposito percorso di purificazione detto Via Sacra Longobardorum. Intanto la Sacra Grotta diventò per tutti i secoli successivi, una delle mete più frequentate dai pellegrini cristiani, diventando insieme a Gerusalemme, Roma, e San Giacomo di Compostela, uno dei poli sacri dall’alto medioevo in poi. L’Arcangelo è comparso durante i secoli altre volte, sia pure non come sul Gargano, che rimane il centro del suo culto, e il popolo cristiano lo celebra ovunque con sagre, fiere, processioni, pellegrinaggi; non c’è Paese europeo che non abbia un’abbazia, chiesa, cattedrale, che lo ricordi alla venerazione dei fedeli. San Michele nella Marsica San Michele, il grande Arcangelo, racchiude in sé quelli che erano nel mondo antico i poteri di varie divinità, ovvero appare come l’insieme di diverse funzioni simboliche che sono evidenziate nelle sue rappresentazioni, diffuse dal medioevo fino al XIX secolo.

Viene chiamato nell’offertorio della messa dei defunti; è individuato come il “combattente del Dragone”, ovvero del demonio, rappresentando la vittoria contro le tenebrose forze del male; e ancora il “Signore della giustizia divina” che separa il bene dal male (gli attributi

della spada e della bilancia); ed è “Asse del Mondo” (il simbolo della lancia).

Michele alla Chiesa di Sant’Angelo di Celano

Per quanto innanzi detto, sono numerosissimi i riti e le chiese nella regione marsicana intitolati a San Michele Arcangelo, titolare non solo della famosissima grotta di Balsorano che, secondo una tradizione, sarebbe in collegamento sotterraneo con il Santuario dedicato al Santo nel Gargano in Puglia, ma anche di una grotta a San Pelino (frazione di Avezzano) e di un’altra, lunghissima, posta nella Vallelonga; anzi, secondo i racconti popolari, questa grotta metterebbe in comunicazione tutti e quattro i paesi di Ortucchio, Trasacco,Collelongo e Villavallelonga; davanti a essa, in cima a una roccia, c’è una specie di cippo che la gente del luogo chiama “la cosa di San Michele”. (Prof. Angelo Melchiorre, Miti e leggende sulle grotte nella Marsica, sito web Terre Marsicane).

A Celano, la chiesa di Sancti Michaelis Archangeli ebbe origine da una donazione che il conte Pietro, figlio di Ruggero di Celano, fece ai padri celestini sul finire del Trecento, come risulta da un decreto dello stesso datato 19 settembre 1392 in cui dona il proprio

“palatium” ai monaci dimoranti in San Marco alle Foci affinché sia utilizzato come nuova sede del monastero con affiancata la chiesa.

Per l’edificazione della chiesa bisognerà attendere la metà del Quattrocento (1451) come si evince da una iscrizione, ora perduta, in cui Lionello di Acclozamora dichiara di aver completato la costruzione della struttura la cui abside e campanile erano ricavati sulle

mura e la torretta della primitiva cinta muraria della “Cittadella”:

Me. complere. fecit. Leonellus / Acclozamora. Monachorum / vitam. in. melius reformatam / Anno.D(omin)i. M.CCCC.LI.

Vicino alla chiesa era il Palazzetto Comunale di Celano nell’Ottocento. San Michele, festeggiato il 29 settembre, è anche il Santo Patrono di Gioia dei Marsi.

L’importanza di questo arcangelo trasformato in santo è tutt’uno con la cultura e la tradizione cristiana in quanto è protagonista nei testi biblici, nella poesia medievale (Dante), nell’arte e nelle metafore sul bene e sul male. Non deve meravigliare allora che a lui siano

dedicati luoghi di culto, leggende, feste e rituali.

Chiesa di San Michele Arcangelo a Celano

Giancarlo Sociali

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