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Il Beato Giovanni da Foligno, un Beato Celanese

Dal manoscritto antichissimo di Monsignor Febei  (Francesco Maria Febei (Orvieto1616 – Roma29 novembre 1680 è stato un arcivescovo cattolico e scrittore italiano) che si conserva nella sede Vescovile dei Marsi, e con altri scritti conservati nell’archivio capitolare dei Marsi, oltre che da altri conservati nella propositura delle Isole Tremiti, si rileva che il Beato Giovanni da Foligno, passò con i suoi discepoli Benigno, Celestino e Gualtiero nella Marsica, e si costruì un ambiente molto povero, in vicinanza della Fonte di Oro sotto le falde del monte Tino sotto l’abitato di Celano che all’epoca ancora non esisteva.

Di seguito ho reso leggibile alcuni passaggi dei vari testi facendone un sunto:

Nacque il B. Giovanni nella Città di Foligno circa l’anno 120 di Nostro Signore era figlio di nobili facoltosi e Cristiani, battezzati da santi Britio, e Chrispoldo, discepoli di san Pietro Prencipe degli Apostoli, fondatori della santa fede nell’Umbria.

Per servire Dio,abbandonò la Patria, i parenti, e quanto aveva, e si trasferì nella Regione dei  Marsi nella Terra di Celano e’ del lago Fucino. Qui edificò un’Eremo e una Chiesa ad onore di san Giovanni Evangelista, suo particolar Avvocato. Qui si ritirò a far vita solitaria e perfetta, e poichè era molto dotto e portato nelle lettere sacre e profane, con la sua predicazione e con gli esempi convertì molte anime a Dio.

La fama della sua santità si divulgò per tutto il paese, e molti si accostarono a lui, divenendo  suoi obbedienti discepoli, come in particolare fecero Benigno e Celestino, i quali poi scrissero la sua vita e presero l’abito eremitico, come egli portava. Si presentarono a  lui molti Infermi, e con le preghiere  gli diede la sanità.

Marco Aurelio Antonino e Lucio Elio Vero Antonino, Imperatori, i quali successero ad Antonino Pio, mossero l’anno 164 una crudele persecuzione contro i Cristiani e mandarono truppe per le Città e luoghi del loro Impero, con l’ordine, che trovando Cristiani, e non volendo essi  sacrificare i loro idoli, con diversi tormenti gli facessero morire . Per tal causa molti Cristiani, si rinchiusero nelle Caverne e Grotte, e si ritirarono in altri luoghi occulti. ll detto M. Aurelio Antonino Imperatore si trasferì nella Regione dei Marsi nell’Estate ;  i suoi soldati e Ministri mentre andavano a caccia, trovarono molti Cristiani rinchiusi nelle spelonche  intorno al Lago Fucino e nei Monti vicini; li presero e li condussero legati all’Imperatore ; il quale trovandoli costanti nella fede santa, li fece crudelmente morire.

Fra gli altri Cristiani furono fatti prigioni tre, denominati Vittore  Giovanni e Stefano, i quali non desistendo dal confessare il nome di Cristo, furono con diversi tormenti afflitti, nel luogo, chiamato Formula, meno di un miglio lontano da detta Chiesa  Eremitorio, dove habitava il B. Giovanni con i suoi discepoli.

 L’Imperatore fece uccidere con diverse atrocità S. Vittore, San Giovanni e S. Stefano,nel dì 17 di Settembre dell’Anno 164. Il B. Giovanni Folignato, intesa la morte di questi tre Santi, andò di notte con i suoi discepoli a prendere  i loro corpi, e li diede onorata sepoltura nella sua Chiesa, con grandissima riverenza.

Nel medesimo Anno 164 il detto M. A. Antonino Imperatore dimorando nella Regione de Marsi, dove era venuto ad abitare con consiglio dei Medici per guarire da un’infermità degli occhi e vi aveva fatto fabbricare un Palazzo nel  luogo dove poi fu edificato il Castello e la Chiesa di S. Appetito (Potito), che ancora se ne vedono le vestigia, scrisse a Pontio suo Presidente nella Francia ordinandogli, che seguitasse di perseguitare i Cristiani, come avevano ordinato gli Imperatori suoi antecessori ma che non facesse  morire le persone nobili e potenti, senza suo particolar ordine .

Trovò Pontio fra gli altri Cristiani in Francia, Simplicio con Costanzo e Vittoriano suoi figli, i quali erano nobilissimi della Provincia della Borgogna, e predicavano ai Pagani la fede di Cristo. Egli li fece torturare, ma vedendo che i tormenti non facevano loro danno alcuno, li mandò dall’Imperatore che ancora dimorava nei  Marsi. Giunti i tre nobili Cristiani avanti al cospetto suo, furono esortati dall’Imperatore con lusinghe, e con minacce a lasciar la fede Cristiana, ma trovandoli costanti nel loro proposito, li fece rinchiudere in un oscuro carcere, pieno di serpenti e non ricevendo danno alcuno, furono trovati  illesi. Vennero allora fatti strascinare da due giovenchi  indomiti senza alcun danno. Quindi l’Imperatore a 26 d’Agosto dell’anno seguente , il 165 li fece tutti tre decapitare alle radici del Monte “Pesicino”, detto poi Tino, dopo la Fonte aurea, e i loro corpi furono in esso luogo venerabilmente sepolti da Crescentio Prete e da Cesareo, uno de lettori, che si convertì alla fede per i molti miracoli che il Signor Iddio operò per mezzo di essi Santi Martiri.

“Il Beato Giovanni da Foligno, essendo, come si è detto, persona facoltosa  e nobile, fece vendere i beni che aveva , e altri che gli si erano stati lasciati in Foligno e nel suo Territorio.  Parte di essi lo dispensò ai poveri per amor di Dio, ed il restante fece venire a se, con animo di fabbricare alcune Chiese e  Eremitori ad onor di Dio, e in salute delle anime. Dopo che andò via l’Imperatore egli edificò quattro altre Chiese con eremitori nella medesima Regione de Marsi; cioè una appresso al Fonte aureo alle radici del detto Monte Tino, e nello stesso luogo, dove erano sepolti i sopradetti santi Simplicio Costanzo  e Vittoriano. Un’altra edificò ad onore della Gran Madre di Dio nelle sponde del Lago Fucino  o di Celano; e una non lungi da quella sotto il titolo di Santa Maria delle Paludi.

Sopra un Monte lontano tre miglia da Celano, ed appresso al Lago, detto Pomara, edificò sotto il titolo di San Marco un’altra Chiesa con Eremitorio. Alcuni dicono che quest’ultima Chiesa , che il Beato Giovanni edificò nella Regione de Marsi, l’ergesse ad onore di san Marco Evangelista; ma altri dicono a San Marco primo Vescovo d’Atino, e discepolo di San Pietro, che l’anno quarantasei introdusse la fede in questa Regione de Marsi, che poi fu finita di convertire da S. Ruffino primo Vescovo di questa Regione de Marsi,  e poi martirizzato in Assisi l’anno 237  l’ 11 d’Agosto.

La Contrada, dove è questa Chiesa che ancora è in piedi, si chiama la Foce di S. Marco e si regge da monaci Celestini che abitano in Celano, e ogni anno vi vanno con solenne processione nella festività di S.Marco Evangelista.

Edificandosi la Chiesa di San Giovanni Evangelista appresso il Fonte aureo; il B. Giovanni fece fervente e lunga orazione a Dio; pregandolo a degnarsi farli trovare i corpi dei tre Santi Martiri, non sapendosi il luogo preciso dove il morto Prete Crescentio li aveva sepolti ai piedi di quel monte che era assai grande, e se li trovava,desiderava il B.Giovanni trasferirli in questa sua Chiesa. Un giorno, inspirato da Dio, si levò dall’ oratione, prese una zappa ,e cominciò a cavare in mezzo a quella sua Chiesa; e infine trovò i detti sacri corpi,  e  anche se erano stati sepolti circa tre anni prima erano così belli e incorrotti, come se allora avessero patito il martirio, rendendo un’odore soavissimo. Quindi  con molta riverenza, e concorso di gente trasferì in un luogo più decente di questa sua Chiesa, la quale fece dedicare ad onore dei medesimi santi Simplicio,Costanzo e Vittoriano e divenne poi molto nobile e ricca e propositura con mitra, e ultimamente fu unita al Vescovado di Marsi. Questa Chiesa ancora è in essere ornata di fuori di pierre pulite ma dentro ha  pochi ornamenti, poiché avendo Federico secondo Imperatore,  fatto bruciare la vecchia Terra di Celano, gli abitatori di essa riedificarono un’altra con lo stesso nome in un’altro sito circa un tiro di mano lontano da detta Chiesa, ed eressero in detto nuovo Celano un’altra Chiesa più nobile, e magnifica, e in essa trasferirono ogni ornamento, e di buono  che aveva l’altra antica Chiesa

Mentre il B. Giovanni faceva fabbricare le sopradette Chiese, ed eremitori, gli mancò più volte il pane, e il vino per gli operari, per virtù delle sue orazioni fu da Dio miracolosamente provveduto. Dimorando con i suoi Discepoli ed Eremiti nel sopradetto luogo di S. Giovanni Evangelista, un giorno uno di detti discepoli zappando l’orto nel voler con violenza dar con la zappa nella terra, usci il ferro da essa zappa dal legno,e gli andò il ferro in testa, che la divise in due parti, e lo fece rimaner mezzo morto. Il B. Giovanni essendo chiamato in aiuto di lui, si prostrò in orazione, e poi strinse con le sue mani la ferita del suo discepolo, e rimase subito guarito, con grandissima meraviglia di tutti, che lo seppero.

La Regione dei  Marsi, conteneva già quattro nobili Città, le quali poi furono tutte distrutte; erano Alba, la Città di Penna, Marruvio, e Valeria la quale fu Patria di Papa Bonifacio 4, ed al tempo de’ Goti e dei Longobardi diede il nome di Valeria a tutto questo Paese e Regione, e le sue vestigia parte si vedono dentro al Lago Fucino, e parte al lido di esso. Al presente contiene settanta fra Terre  e Castelli, e principali sono Celano, Avezzano, Trasacco, Piscina, Magliano, S. Appetito, San Giona, Maruo, il quale fu edificato dalle roviine di detta Città di Marruvio, o Marrubio di altri luoghi, oggi soggetti nel temporale al Rè Cattolico di Spagna, è in gran parte all’Eccellentissima Margarita Casa Colonna sotto il Ducato di Marsi; e nel Spirituale ad un Vescovo , che s’intitola di Marsi, o Vescovo Marsicano: ma però è differente dal Vescovado di Marsico nella Provincia di Salerno, nel Regno di Napoli. Risiedeva questo del Latio nella detta Città , di Valeria, e dopo la sua destrutione nella Chiesa, e luogo di S. Sabina, dove era un nobil Monastero contiguo, tre miglia sopra il detto Lago; ed ultimamente dal 1595, in quà nella Chiesa di S. Maria delle grazie appresso Piscina. I Popoli di detta Città furono a tempo del B. Giovanni molto molestate da Serpenti, i quali entravano nelle case,e sino nei letti, e però poche genti volevano, più abitarvi, anzi la detta Città di Penna,che era situata alla parte Australe, e nella riva del detto Lago Fucino era rimasta affatto derelitta per causa de Serpenti. Ricorsero gli afflitti Popoli Marsicani in vita all’intercessioni di questo B. Giovanni, mossi dalla fama della sua santità, e dalli molti miracoli, che operava, pregandolo è liberarli da si eminente pericolo: Per le infervorate orazioni del Beato Giovanni, furono i Marsicani liberati, da ogni loro molestia, e danno, che gli facevano, rendendo infinite grazie a Dio, che gli avesse mandato sì gran Benefattore, e , lo riverirono come loro Padre e protettore.

Il Signor Iddio per i meriti dei sopranominati Martiri Vittore, Giovanni e Stefano, e per l’orazioni di questo Beato Padre Eremita Giovanni, operò moltissimi miracoli, che però concorsero da diverse parti del Mondo Infermi ad esser quivi sanati, e ottennero la grazia, onde vedendo il B. Giovanni tanto onore, che le persone gli facevano, e tanto concorso di Popolo venir alla sua Chiesa ed eremitorio di Celano, ed esser privo della sua amata solitudine ; abbandonò quell’Eremo, e si ritirò in un luogo vicino, chiamato Plantario in un Monte di Marsi ; nel quale con le proprie mani fabbricò un picciolo Oratorio, dove abitò un anno, cibandosi solamente tre volte la settimana d’un poco di pane e acqua, e di alcune poche erbe, che gli portavano i suoi discepoli. Si riempi poi questo luogo di molti Orsi, e Lupi ed altri crudeli animali, i quali si riducevano ogni giorno tutti avanti la porta di quel suo Oratorio senza mai far nocumento alcuno al servo di Dio,  anzi lo miravano benignamente quando faceva orazione, e con la testa lo riverivano come fossero creature razionali. Era questo il monte San Vittorino nella parte più orrida della montagna, dove il terribile terremoto avvenuto per la morte del redentore aprì un lungo solco nelle montagne, e li si costruì un’altra chiesa dedicandola all’evangelista San Marco. In quella solitudine nota soltanto alle fiere, il Beato ed i suoi discepoli vissero per un anno intero, dando così il principio a quel monastero costruito sulla vetta del monte diviso. Il monastero fu visitato dall’amico degli eremi S. Pietro Celestino, il quale ne diede la prefettura a D. Bartolomeo di Trasacco uno dei suoi più fidi compagni. (Dice il manoscritto che queste notizie sono state attinte dal registro dei privilegi del monastero dei Celestini di Celano). (Dai documenti dell’archivio della Curia di Avezzano) (Tomo Terzo Vita dei Santi e dei Beati dell’Umbria).

Passato un anno il B. Giovanni ritornò al suo Eremo di San Giovanni Evangelista di Celano: ma continuando le persecuzioni contro i Cristiani, si partì dalla Regione dei Marſi ed  in compagnia di due suoi discepoli, per ispirazione divina, si trasferì circa l’anno 170 di la dal Mare Adriatico, nell’Isole Diomede, così chiamate da Diomede Rè dell’Etolia nell’Acaia del Peloponneso, e ivi morì .

Giancarlo Sociali

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