Chiarito che noi italiani non abbiamo tempo di giudicare i regnanti Inglesi perchè abbiamo già abbastanza problemi a casa nostra; chiarito che le monarchie ad alcuni popoli hanno portato benefici e ad altri lutti e disperazioni; non è giusto che chiunque una volta defunto diventi un santo.
Una televisione martellante e ripetitiva è veramente una cosa vergognosa e rivoltante. Mai calzata così bene la classica frase: panem et circenses, solo che di panem ce n’è molto poco, e per il circenses ci stanno pensando la Rai, Mediaset & company .
Anche se sò benissimo, che il mio scrivere sarà difficile da comprendere, e sarà poco condivisibile da parte di chi pensa ancora oggi che la spedizione dei mille di Garibaldi, sia stata la rivoluzione di un popolo per abbattere un monarca e conquistare la libertà, debbo fare ugualmente un intervento che piacerà a pochi.
La prosopopea per la morte della regina d’Inghilterra è imbarazzante. Per chi ha vissuto lunghi anni in un paese di lingua e cultura celtica, come è capitato a numerose persone anche famose, è addirittura offensiva, se solo si pensa ai soprusi britannici nei confronti di quelle culture millenarie. Celebrare il simbolo del più becero colonialismo moderno e contemporaneo, e dunque ciò che rappresenta, fa solo venire i brividi. Un proverbio gallese, recita: “Meglio la carestia piuttosto che il mare mosso a Bangor, meglio la peste piuttosto che i regnanti inglesi”.
Spero che qualcuno scriverà prima o poi un libro serio sulle nefandezze perpetrate da questa ricca signora amante del tè e della solidarietà di palazzo nei confronti dei suoi sudditi dell’Australia, delle Bahamas, del Canada, della Giamaica, della Nuova Zelanda, di Papua Nuova Guinea e di Santa Lucia durante i suoi interminabili 70 anni di regno». Diceva F. Benozzo, nell’ intervista rilasciata a “Radio Cymru”, il 10 settembre 2022.
Dovevate chiedere a Sean Connery l’attore, uno dei più ardenti sostenitori dell’indipendenza della Scozia, per quale motivo disse la famosa frase: «Non sono un inglese e non lo sarò mai».
In una intervista al Times Lucy Worsley, la curatrice di Historic Royal Palaces, l’ente che si occupa delle residenze della monarchia ha spiegato che tutte le proprietà che risalgono alla dinastia Stuart, «contengono un elemento di denaro derivato dalla schiavitù»: dunque un esame critico del loro passato è più che dovuto. «La Gran Bretagna è brava a mettere da parte il lato più impegnativo della storia», ha commentato amaramente.
Che la vita umana, e così la sua fine, meriti rispetto, è sacrosanto, ma la morte non dovrebbe rendere nessuno intoccabile, neanche i sovrani. Per chi è a corto di storia recente e non parlo di preistoria, rinfresco solo la memoria dicendo che la Gran Bretagna concesse l’indipendenza allo Yemen del Sud nel 1967 dopo una lotta armata contro il Fronte Nazionale di Liberazionene (Elisabetta era Regina). In quegli anni la Corona aveva governato il Sud dello Yemen, deportando e uccidendo oltre 200.000 yemeniti per soffocare i moti indipendentisti. Al contempo, in Kenya, l’impero creava veri e propri campi di concentramento per estinguere la ribellione dei Mau-Mau. Pochi anni dopo, in Nigeria, partecipava al genocidio/olocausto di oltre 3.000.000 di Igbo, così da impedire l’indipendenza del Biafra e proteggere i propri interessi petroliferi nella regione. Al contempo, come se non bastasse, tramite l’Operazione Legacy distruggeva per sempre le prove dei propri crimini coloniali, e in Canada approvava l’istituzione di scuole residenziali colpevoli di aver indottrinato, abusato e assassinato centinaia di bambini indigeni negli anni. Per completare il tutto, la Corona ha bandito la presenza di lavoratori appartenenti a minoranze etniche a Buckingham Palace fino alla fine degli anni ’60. Anche questo è il lascito della Regina Elisabetta. Un lascito di violenza coloniale e saccheggio, di segregazione razziale e di razzismo istituzionalizzato. Ed è per questo che, mentre il mondo intero celebra e osanna il sangue blu, è di un altro sangue, quello rosso, che voglio diffondere memoria: il sangue delle vittime. E dovremmo farlo tutti per rispetto come dicono in molti, dei morti.
E per favore ricordate che la Regina Elisabetta non è stata un residuo del colonialismo. Ne è stata parte attiva.
Che la regina non sapesse e non approvasse è pura fantasia. Bastava una sua parola ed ogni cosa avrebbe avuto esiti differenti. non dimentichiamo che il sovrano inglese è anche capo della chiesa.
Nelle ex colonie dell’Impero Britannico, la sua morte porta sentimenti complicati, compresa la rabbia.
C’È amarezza in Africa, Asia, Caraibi e altrove dove per anni si è parlato dell’eredità del colonialismo, dalla schiavitù alle punizioni corporali nelle scuole africane fino ai manufatti saccheggiati nelle istituzioni britanniche. Per molti, la regina è arrivata a rappresentare tutto ciò durante i suoi sette decenni sul trono.
La giovane Regina Elisabetta dicono i documenti, rilasciava i “Permesso di circolazione” in Kenya. Ed oltre 100.000 kenioti sono stati radunati nei campi in condizioni difficili, altri, come la nonna di Mugo un avvocato Keniota, sono stati costretti a chiedere il permesso britannico per andare da un posto all’altro.
“La maggior parte dei nostri nonni era oppressa”, ha twittato Mugo nelle ore successive alla morte della regina giovedì. “Non posso piangere”.
Nella Cipro etnicamente divisa, molti greco-ciprioti, hanno ricordato la campagna di guerriglia durata quattro anni contro il dominio coloniale e la percepita indifferenza della regina per la difficile situazione di nove persone che le autorità britanniche giustiziarono per impiccagione.
Yiannis Spanos, presidente dell’Associazione dell’Organizzazione nazionale dei combattenti ciprioti, ha affermato che la regina è stata “ritenuta da molti come responsabile” delle tragedie dell’isola.
Nadeen Spence, un’attivista Giamaicano ha detto: “L’unica cosa che ho notato della morte della regina è che è morta e non si è mai scusata per la schiavitù”, “Avrebbe dovuto farlo”
Certamente sarà retorico dire che tutti quelli che hanno avuto potere hanno compiuto dei soprusi e delle nefandezze nei confronti dei più poveri, e quindi rispettiamo la signora in quanto defunta ma non facciamone una santa per carità, la morte è una livella ma non cancella il passato né la memoria.
Sembra che niente rende migliori le persone, come la morte.
G. Sociali