Nacque presumibilmente intorno al 1200, era egli uno de’ nobili rampolli della famiglia nobilissima de’Gran Conti de’ Marsi. Berardo suo avo usciva dallo stipite de’ Conti di Albe; e dal contado di Ocre, al suo dominio soggetto, dato avea il cognome al nostro Gualtieri, che ne ottenne poi la Baronia da Corrado. Percorsa avendo questi un’onorata e lunga carriera nella Corte imperiale di Federico; distinto per talenti, per vaste conoscenze, e per abilità nel maneggio del pubblici affari;
Gualtiero è ricordato per la prima volta nel febbraio 1236, con il titolo di magister, come cappellano e messo di Federico II presso la corte del re d’Inghilterra Enrico III, cognato dell’imperatore, dove rimase almeno fino al maggio successivo.
- Tommaso firmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Nel documento poc’anzi citato, si evidenzia che Tommaso de Fossa Abbate di S. Eusanio era nipote del Gran-Cancelliere, ed indubbiamente rilevando da questi due Diplomi la parentela tra la famiglia de Ocra, e quella de Fossa, che non era, se non un ramo di essa. Con ciò si evidenza il primo fondamento del nostro assunto, provando la discendenza di entrambe dal ceppo de’ Conti di Marsi, come Ughelli già scriveva. (UGHELLI Italia Sacra. Venetiis, 1717. vol. I. in Serie Episcop. Aquilan.col. 384. lit. B.)
“…….. ToMMAso Abate di S. Eusanio non dee confondersi col Cardinale Tommaso, che appartenne contemporaneamente alla stessa famiglia de Fossa. Erano entrambi congiunti alla famiglia de Signori de Ocra, come osservava l’ Ughelli nella Serie de Vescovi Aprutini ( num. 27 col. 365,) parlando del Vescovo Rainaldo nel 1272, e dicendo: eadem enim est familia de Ocra, de Fossa, de Barilibus, ac de Albe , a Berardo Marsorum Comite Rainaldi filio, qui ante annum M. nostrae salutis vixit, propagata. Haec deinceps a variis feudis ,quae in Aprutina Provincia, aliisve locis possidebat, varios in ramos distincta, alia de Ocra, altera de Barilibus, aliaque de Fossa denominationem suscepit. Lo stesso ripeteva il lodato scrittore nella Serie de Vescovi Aquilani (nella cit. col. 385, lettera B. ), prima di trascrivere la Bolla sopra mentovata di S. Celestino V, conchiudendo, che non rimaneva alcun dubbio sopra ciò, che aveva egli, e dopo di lui il P. Oldoino nelle sue Addizioni al Ciacconio su tal proposito asserito; has nobiles familias ( de Ocra, de Fossa, de Alba, et Barilibus) ab una radice prodiisse, scilicet e Comitibus Marsorum.
Dell’origine di Ocre, di cui accennata abbiamo la rimotissima etimologia, seguendo la guida additataci dal Ch. GIOVENAZZI (pag. 42. not. 1o. ); nulla può dirsi di certo, mancandone affatto i documenti. Certo è, che dovea essere uno de luoghi più cospicui del Contado Amiternino, e perciò ne secoli XII
e XIII lo troviam celebrato per quel ramo della illustre Casa del Gran Conti de’ Marsi, sotto il cui dominio “, come rilevasi da monumenti testè riportati era allora una Baronia, soggetta a Bernardo ed a Berardo, Conti di Albe, e quindi al di costui figlio GUALTIERI. Comprendevasi sotto la medesima la vicina Terra detta Barile, quella di Fossa, e di Rocca di Cambio, come abbiamo rilevato da monumenti citati da Ughelli (pag. 52 ). E quantunque in tempo di Carlo II la Famiglia, che signoreggiava Ocre, si fosse in più rami divisa, come “da Diplomi (pag. 48, e 55-56); pure questi diversi rampolli, che le diverse Terre di Fossa, Barile, Casentino, San-Martino, ec. dominavano, alla principale Famiglia, detta con general nome de Ocra, si appartenevano : e perciò dopo essere stati tutti enumerati negli anzidetti diplomi ; con nome generale son indicati tutti nel fine di esso, il privilegio dell’esenzioni estendendosi ad omnes haeredes de Ocra.”
Giustiziato Tebaldo – che appare legato da vincoli parentali agli Ocre e che aveva amministrato la baronia di Ocre, nei pressi dell’Aquila, per conto dei nipoti, figli di Berardo II d’Ocre – Federico II concesse a Gualtiero la stessa baronia, poi persa nel 1251 a favore del conte Tommaso di Celano.
Il 21 aprile 1247, in qualità di procuratore di Federico II, concluse a Chambéry i patti matrimoniali tra Manfredi, figlio naturale dell’imperatore, e Beatrice di Savoia, figlia del conte Amedeo IV e vedova di Manfredi III marchese di Saluzzo.
Meno lineare appare la sua carriera ecclesiastica: il 1° febbraio 1247 fu rimosso da Innocenzo IV dalla prepositura di S. Eusanio nella diocesi di Forcona perché giudicato indegno; pochi mesi dopo, il 3 ottobre, lo stesso papa giudicò nulla la sua elezione a vescovo di Valva (Sulmona) perché imposta dal potere laico, ma questo non impedì a Gualtiero di amministrare la diocesi valvense con il titolo di eletto almeno fino al 1248, quando fece eseguire alcuni lavori presso la chiesa di S. Pelino. Nel frattempo fu eletto arcivescovo di Capua (marzo 1247), ma ancora una volta non ottenne la conferma pontificia e amministrò i beni della Chiesa capuana per volontà dell’imperatore e con il titolo di eletto fino al giugno del 1249 quando, in seguito alla condanna e alla morte di Pietro della Vigna, assunse la direzione della Cancelleria regia e rinunciò alla diocesi capuana.
Dopo la morte di Federico II, sembrò l’unico capace di assicurare una certa continuità nella gestione della Cancelleria: nel novembre 1251 si recò in Lombardia per ricevere Corrado IV di Svevia, che lo nominò cancelliere del Regno di Sicilia, e imbarcatosi in Istria sulle navi inviate da Manfredi, lo accompagnò a Siponto, dove il nuovo re sbarcò il 13 gennaio 1252.
L’anno successivo fu al fianco di Corrado durante l’assedio di Napoli e ottenne nuovamente la baronia di Ocre. Quindi, nel gennaio 1254, fu nominato cancelliere del Regno di Gerusalemme, titolo che utilizzò con quello di cancelliere del regno di Sicilia fino al luglio 1259.
Dopo l’incoronazione di Manfredi (11 agosto 1258) fu uno dei più fidati e leali collaboratori del nuovo re di Sicilia e ne sottoscrisse, come datario, la maggior parte dei documenti. La sua ultima attestazione come cancelliere del Regno di Sicilia è in un documento regio redatto a Foggia nel marzo 1263 (Regesta Imperii, V, p. 875) e la sua morte può essere ragionevolmente collocata fra il marzo e l’aprile dello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Nicolò di Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II imperatoris ejusque filiorum Conradi et Manfredi Apuliae et Siciliae regum ab anno MCCX usque ad MCCLVIII, in L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, VIII, Milano 1726, coll. 517, 525, 535, 546; T. Rymer, Foedera, conventiones, literae …, I, Den Haag 1745, pp. 124, 126; G. Rossi, Memoriale di notizie storico-critiche spettanti a G. d’O. gran cancelliere de’ Regni di Sicilia e Gerusalemme sotto Federico II, Corrado, e Manfredi, Napoli 1829; M. Paris, Historia Anglorum, a cura di F. Madden, II, London 1866, p. 492; B. Capasso, Historia diplomatica Regni Siciliae inde ab anno 1250 ad annum 1266, Napoli 1874, passim; M. Paris, Chronica majora, a cura di H.R. Luard, IV, London 1877, pp. 126, 161, 313, 371, 456, 542, 575, 605 s.; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, a cura di J. Ficker – E. Winkelmann, V, Innsbruck 1881-1901, ad ind.; Nicola da Carbio, Vita Innocentii IV, a cura di F. Pagnotti, in Archivio della R. Società romana di storia patria, XXI (1898), pp. 108, 115; N. Kamp, Kirche und Monarchie im Staufischen Königreich Sizilien, I, 1, München 1973, pp. 14, 23, 69-72, 128-133, 140; H.-E. Hilpert, Kaiser-und Papstbriefe in den Chronica majora des Matthaeus Paris, Stuttgart 1981, pp. 67, 74 s., 132-137, 139-145, 147-152; G. Wolf, Anfänge ständigen Gesandtschaftswesens schon zur Zeit Kaiser Friedrichs II.?, in Archiv für Diplomatik, XLI (1995), pp. 148-153; M. Brantl, Urkunden- und Kanzleiwesen Manfreds von Sizilien 1250-1266, ibid., LI (2005), pp. 129, 139-141, 158-160, 167, 219, 223, 225, 227-229, 241, 251 s.; B. Grévin, Rhétorique du pouvoir médiéval, Roma 2008, ad ind.; W. Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero, Roma 2009, pp. 951, 953, 957, 966, 980, 991, 1003.